Ponte Vecchio, Santa Maria della Spina, Piazza Borghese: tre realtà storiche, che Simone Lingua sceglie come teatro di un rapporto contemporaneo e inedito tra uomo e natura. Egli vuole portare a riflettere su di un aspetto: la comunicazione tra due opposti. Solo quando l’uomo agisce in armonia con la natura, nel rispetto delle sue regole, con la coscienza della propria finitezza e della propria subordinazione, solo allora può verificarsi una condizione di equilibrio, comunione e vita.
L’idea di base è quella di coniugare illusoriamente creato e artificio, attraverso superfici riflettenti che, come una galleria di specchi, vanno a costituire una linea mediana tra architettura e paesaggio. Un limbo che in realtà è un luogo d’incontro, dialogo e scambio, dove l’elemento naturale si unisce a quello artificiale, che ne mima la forma, la superficie e i relativi effetti di dinamismo e luce. Allo stesso tempo, si rivela la potenza generatrice della natura, come forza che protegge, difende, accoglie e avvolge ciò che l’uomo ha creato.
L’artista si sofferma su due categorie di elementi, quelli naturali e quelli architettonici. Egli circoscrive il suo intervento a precise porzioni, rivestendole con superfici riflettenti. Lo specchio si pone come spazio di transizione: la pietra assume l’aspetto, ora dell’acqua ora dell’atmosfera, divenendo trasparente, riflettente, cristallina, leggera e perfino dinamica. Se l’elemento naturale prosegue così il suo corso, i suoi effetti finiscono per essere potenziati e riverberati attraverso la superficie dello specchio. Quest’ultimo unisce natura e struttura, mimando gli effetti dinamici ed inafferrabili della prima, in luogo della consistenza tangibile, pesante, fissa e impenetrabile della seconda.
Gli interventi sono pensati all’insegna del rispetto integrale delle strutture preesistenti: da progetto, infatti, i pannelli specchiati saranno addossati alle parti architettoniche d’interesse. La posa in opera, mai invasiva, è studiata nel rispetto integrale e totale dei monumenti.
Questo aspetto, in linea con la parte concettuale del progetto, che vuole essere un tributo alla dimensione paesaggistica, architettonica e naturalistica delle città coinvolte.